15 giugno ore 23 | Polverigi Cortile di Villa Nappi

concept Ludovico Paladini e Hardchitepture (Andrea Luzi, Lorenzo Conforti, Vittorio Zeppillo)
performance e coreografia Ludovico Paladini
scenografia Hardchitepture
musiche di Foxconn Suicide, Alessandro Biselli, Mirco Ercoli

Tredicesima Generazione è un progetto artistico che prende vita dalla collaborazione tra il collettivo Hardchitepture e il danzatore Ludovico Paladini.
Attraverso questo lavoro site-specific, gli artisti ci offrono una diversa visione dello spazio rituale contemporaneo mediata dal processo stesso del fare artistico e da una profonda riflessione sul nostro essere ospiti nel mondo.
Tradizioni distanti nel tempo, processioni religiose antiche e moderne, riti sociali non scritti si fonderanno in un unico rituale che ha il sapore di un monito per noi esseri terreni che siamo solo di passaggio.
Un corpo viene modellato con forme ingombranti e materiali in eccesso per divenire “l’essere del futuro”, colui che porta sulle sue spalle il peso della contemporaneità, delle nostre culture e dei nostri errori.

Ludovico Paladini si è formato con artisti e coreografi di fama internazionale incontrati all’Haute école des arts de la scène – Manufacture a Lausanne, Svizzera dove si è diplomato.
Tales of FreeDoom, prodotto da Marche Teatro, è la sua opera prima. Dal 2021 entra a far parte della compagnia di Maria La Ribot e diventa interprete nell’ultimo spettacolo di Olivia Grandville, Debandade.
Nel settembre 2021 si è esibito a Ginevra come interprete nello spettacolo L’amour de la fille et du garcon di Prisca Harsch e Pascal Gravat, in occasione del festival Antigel.

Hardchitepture è un progetto di writing installativo nato nel 2019 ad opera di Lorenzo Conforti, Andrea Luzi e Vittorio Zeppillo. Ispirati dalla retorica della discarica, ne ricavano un interesse per la sovrabbondanza, gli spazi marginali diventano scenografie e i materiali abbandonati ne fanno da scheletro. Il progredire di queste azioni si è fatto tale da spostare l’attenzione dal prodotto al produttore del degrado: la società con le sue ipocrisie diventa essa stessa luogo di sperimentazione. Esaltando la fatiscenza della civiltà attraverso i suoi prodotti di scarto, vengono abbattuti i confini di una banale estetica, che sovverte e altera i termini dell’obsolescenza.