È l’uso della ragione che ci rende così pericolosamente “irrazionali”. […]
La pratica della violenza, come ogni azione, cambia il mondo, ma il cambiamento più probabile è verso un mondo più violento.

Hannah Arendt, Sulla violenza

L’immagine utilizzata per illustrare il Festival 2022 ne racchiude il senso. È stata realizzata dall’artista belga Benjamin Verdonck, a cui siamo molto legati per aver partecipato con le sue opere a diverse edizioni di Inteatro.

Nell’immagine, documento fotografico di un’azione performativa, l’artista si impianta letteralmente nel terreno rinunciando volontariamente a “vedere” ciò che accade attorno a lui e conseguentemente ad agire. Nasconde sotto terra la sua capacità di giudizio, autoescludendosi di fronte ad una realtà che, nella sua totale irrazionalità, sfugge ad ogni comprensione. Sceglie una trasformazione, diventa albero fondendosi con la natura e assumendone i comportamenti sensitivi. Un’azione dimostrativa poetica e “politica” che illustra un Festival che ambisce a riportare sulla scena i grandi temi della nostra attualità mediati dal linguaggio dell’arte.

Il Festival apre con il lavoro, ancora inedito in Italia, di Bertrand Lesca e Nasi Voutsas dal titolo The Beginning. Una residenza, due workshop e due spettacoli, sarà presentato anche The End, il precedente lavoro della compagnia, per entrare nell’originale dimensione artistica del duo franco britannico. Il progetto propone anche una modalità diversa di pensare l’ospitalità internazionale. Una mobilità “lenta” costruita sul rapporto tra gli artisti invitati e la comunità locale che li ospita, per questo motivo premiati da Arts Council con un progetto speciale.

Il lavoro di Bert e Nasi tocca temi universali con un metodo di costruzione che permette di conservare leggerezza ed ironia, sollecitando, per leggere la realtà, l‘intelligenza emotiva e la nostra riserva di empatia.

Un teatro basato sugli stati d’animo e non sulle convinzioni ideologiche è anche quello di Sotterraneo che debutta con L’Angelo della Storia. Un teatro in cui lo spettatore riesce a cogliere il nesso tra i grandi temi che ci lasciano smarriti e la nostra quotidianità. Il lavoro del collettivo non è mai astratto o assertivo ma tutto viene calato nell’interazione tra gli interpreti suggerendo e proponendo nessi narrativi attraverso un procedimento di ricostruzione politica della memoria, ispirata alle costellazioni svelate di cui parlava Walter Benjamin.

Come gli avvenimenti passati, i grandi sconvolgimenti geopolitici si riflettono sul presente e modificano le vite di ciascuno è anche il tema del lavoro del coreano Jaha Koo che, attraverso la sua biografia, ci racconta 20 anni di storia della Corea. Una narrazione che traccia parallelismi con ciò che sta accadendo nel mondo in questo momento e su come le tecniche di propaganda vecchie e nuove siano in grado di modificare lo schema dei valori di un’intera società. Anche nel caso dell’artista coreano, abbiamo voluto approfondire il suo originale teatro documentario proponendo una piccola personale con due lavori: il precedente Cuckoo e l’ultimo Lolling & Rolling in debutto italiano.

Olivier de Sagazan in Transfiguration modifica e plasma il proprio corpo alla ricerca di una metamorfosi possibile; una trasformazione che lo avvicini al mondo naturale minerale ed animale. Una rifondazione identitaria radicale che passa attraverso la primaria cancellazione del volto e la messa in discussione della propria appartenenza al genere umano.

Il tema dell’identità e della relazione politica con il tempo in cui viviamo è anche alla base del lavoro di Liv Ferracchiati che propone un parallelismo inconsueto tra il catastrofico slittamento dei trichechi nelle banchise polari in scioglimento e il personale spaesamento identitario. La complessità dei temi trattati in Uno spettacolo di fantascienza è stemperata da un linguaggio capace di levità e umorismo.

Il Festival come avventura intellettuale ed emotiva si compone di proposte, come di consueto, inedite e singolari ad opera di artisti di nuova generazione capaci di interagire e coinvolgere gli spettatori proponendo nuovi punti di vista estetici e narrativi.

Anche la danza esprime il desiderio di rileggere la realtà con il linguaggio del corpo come propone Andrea Costanzo Martini nel divertente e surreale PayPer Play, Salvo Lombardo nell’azione partecipativa Let my body be!, Dewey Dell nell’esplorazione delle nostre origini tra miti e citazioni visuali in I’ll do, I’ll do I’ll do, Ludovico Paladini e Hardchitecture nel rituale e tribale Tredicesima generazione. Rito di passaggio per gente di passaggio, Gianmaria Borzillo in Under the Influence e Claudia Caldarano nel suo Piano solo, Corpo solo.

Infine un’originale proposta rivolta ad un pubblico di famiglie e bambini nella magnifica cornice del Parco di Villa Nappi, da sempre cuore pulsante del Festival: Il Gioco dell’oca verde un’installazione gigante per invitare, attraverso un linguaggio ludico, ad assumere comportamenti virtuosi al fine di rispettare e preservare l’ambiente naturale.