“Panini 2 Life” è un progetto ideato e diretto da Jacqueline Bulnes, ex danzatrice solista della Martha Graham Company di New York, e l’attore e trainer italiano PierGiuseppe Di Tanno.
“Sentiamo l’esigenza di attrarre per il nostro progetto alcune personalità di cui siamo innamorati e tentare l’istallazione di una costellazione di artisti di diversa origine che possano unire le forze intorno a un’idea di performance.”

Jacqueline Bulnes, nata a Miami, Florida, comincia a danzare giovanissima con Edmundo Ronquillo nel Balletto Nazionale di Cuba. Continua gli studi presso la “New World School of the Arts” a Miami, dove si diploma a pieni voti. Danza in qualità di solista con il Dance Theatre of Harlem e con la Martha Graham Company, nella quale ricopre ruoli di protagonista in “Concerto Barocco”, “Sketches from Cronicle”, “Diversion of Angels” e “El Penitente”, tra gli altri. Ha collaborato nella serie di cortometraggi di danza “Scriptures”, diretta da Jennifer Sims, e ha avuto l’onore di mostrare i suoi lavori filmati presso il Memento Vivere Festival (Italia e Romania 2009), il Festival VideoDanzaBa (Buenos Aires, 2010), lo Stratford Fringe Film Festival (Inghilterra 2010), il Court-BOUILLON Film Festival (Francia 2010) e il NY Short Film Festival (New York City 2010).

PierGiuseppe Di Tanno, nato a Teramo, si diploma presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma nel 2006. Lavora in questi anni, tra gli altri, con Lorenzo Salveti, Piero Maccarinelli, J.S.Sinisterra, Sergej Tcherkasskij, Paolo Magelli, Toni Cafiero, Giancarlo Sepe, Marcello Magni, Massimo Di Michele, Benedetto Sicca, Juan Diego Puerta Lopez. Dal 2007 collabora intensamente con il Teatro Nazionale Croato ‘Ivan pl. Zaic’ di Rijeka. Al cinema ha partecipato di recente a “Venti Sigarette” di Aureliano Amadei, e a “Diaz-don’t clean up this blood” di Daniele Vicari. Il suo è un percorso di contaminazione: un’indagine tra il corpo e la parola, il teatro e la danza. Cura la preparazione fisica di diverse compagnie (Theatre La Balsamine di Bruxelles e IBB Sehir Tiyatrolari, Istanbul). Due le sue regie: “W>>Intern”, presentato a Teramo all’interno del Maggiofest 2011, e “People look like they are dancing before love”, che ha debuttato l’estate scorsa commissionato dal comune di Roma per i musei di Villa Torlonia.

LOSTalgia
#first party__@Polverigi/Residenza Villa Nappi
8-24 gennaio 2013
Tutti abbiamo il sospetto di essere stati derubati: è un odore che non torna più, un volto nello specchio che si ostina a non essere quello di una volta, quella compagnia che non cammina più su questa terra…Dagli armadi continuano a sparire storie e suoni che non hanno la forza di tornare esattamente come prima: crediamo di stipare negli scaffali della memoria tutti i nostri ricordi mentre ammucchiamo collezioni di perdite, spolveriamo archivi di tutto quello che già corre verso l’essere dimenticato. Il dolore del ritorno, comunemente diagnosticato come nostalgia, è il frutto della tensione verso il recupero di qualcosa che si è perso e non è dato rivivere, dal quale ci allontaniamo senza pausa. Conosciamo una nostalgia del passato, una nostalgia del presente, precoce, che consiste nel proiettarsi con l’immaginazione in un tempo futuro per considerare il proprio presente come un lontano passato e una nostalgia del futuro, che riguarda tutto quello che deve ancora avverarsi. La nostra indagine si distende negli spazi tra un tempo lontanissimo e sfocato perché trascorso e l’altro troppo distante perché arriverà tra molti anni, e incarna il desiderio di riconquistare quello che abbiamo perduto o avremo paura di perdere, anche se non l’abbiamo ancora mai posseduto: vogliamo verificare cosa potrebbe capitarci se premessimo il tasto rewind sul proiettore della nostra storia, in che modo è possibile danzare il baleno in cui ci si tuffa dentro un ricordo, quando qualcosa che scorre qui e ora riesce a catapultarci in un altrove le cui coordinate si smarriscono, forse nel futuro. “LOSTalgia” è una festa in cui ogni invitato si chiede se è possibile ricreare, scomporre, estrarre, ripercorrere come in un filmino in super8 avanzando velocemente o riavvolgendo e poi rivivere un momento della sua vita: esiste la possibilità di tornare a muoversi dentro i nostri ieri per riempirli dei noi stessi di oggi, e originare un parallelo addirittura con il futuro?
Se riuscissimo a riportare in vita il “momento perfetto” del quale instancabilmente misuriamo l’assenza, quali sarebbero le differenze tra il passato in cui è cristallizzato e l’istante in cui torna a palpitare? Possiamo avvicinarlo attraverso la sua nostalgia e poi anatomizzarlo di fronte ad un pubblico? Come emersioni di coscienze più o meno sincronizzate, dentro la festa i racconti personali si frantumano, contagiano il dancefloor, intrecciano le lucine tese da un capo all’altro della sala, e inciampano in sovrapposizioni temporali dentro le quali il corpo indaga un’esperienza fuori dal quotidiano.