OHT

24, 25, 26 giugno – dalle ore 21 | Villa Nappi, PolverigiFino a quando ti muovi

OHT | Office for a Human Theatre (Rovereto)
FINO A QUANDO TI MUOVI [installazione]

Fino a quando ti muovi è un’installazione interattiva; un dialogo muto con lo spettatore. Un video di lettere che si muovono, girano, ruotano, appaiono e scompaiono viene trasformato all’improvviso dallo spettatore, il suo movimento e il suo sostare vengono decodificati in real-time da una web-cam. Nell’attimo in cui si sceglie di stare a guardare, di aspettare che si sveli qualcosa, le lettere si compongono in una domanda che esiste fino a quando ti muovi. Muoversi, stare, muoversi ancora, fra lettere che si scompongono in volo per poi ricomporsi in nuove domande.
Il tempo dell’installazione è totalmente dettato dallo spettatore, qui l’azione non è solo il vedere ma è scegliere il punto di vista, non è il dare risposte ma porre domande, non è il gesto dell’artista ma quello dello spettatore. Le domande vertono sulla coordinazione di mente e corpo: volutamente quotidiane, celano o palesano la relazione fra il movimento e il pensiero, fra lo spazio dell’azione e lo spazio intimo.

Di: Filippo Andreatta e Ilaria Mancia – progetto sviluppato con: Klaus Obermaier, presso l’Università IUAV di Venezia, Facoltà di Arti e Design


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June 24, 25, 26  – from 9.00 pm to 12.00 pm 21-24 | Villa Nappi, PolverigiFino a quando ti muovi

OHT | Office for a Human Theatre (Rovereto)
FINO A QUANDO TI MUOVI [installazione]

Fino a quando ti muovi è un’installazione interattiva; un dialogo muto con lo spettatore. Un video di lettere che si muovono, girano, ruotano, appaiono e scompaiono viene trasformato all’improvviso dallo spettatore, il suo movimento e il suo sostare vengono decodificati in real-time da una web-cam. Nell’attimo in cui si sceglie di stare a guardare, di aspettare che si sveli qualcosa, le lettere si compongono in una domanda che esiste fino a quando ti muovi. Muoversi, stare, muoversi ancora, fra lettere che si scompongono in volo per poi ricomporsi in nuove domande.
Il tempo dell’installazione è totalmente dettato dallo spettatore, qui l’azione non è solo il vedere ma è scegliere il punto di vista, non è il dare risposte ma porre domande, non è il gesto dell’artista ma quello dello spettatore. Le domande vertono sulla coordinazione di mente e corpo: volutamente quotidiane, celano o palesano la relazione fra il movimento e il pensiero, fra lo spazio dell’azione e lo spazio intimo.

Di: Filippo Andreatta e Ilaria Mancia – progetto sviluppato con: Klaus Obermaier, presso l’Università IUAV di Venezia, Facoltà di Arti e Design


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